Il paese di Talla, situato in una conca circondata da amene colline coltivate, e da boschi di castagno e cerri, si trova in un bacino di due grandi diramazioni dell’Alpe di Santa Trinità proprio in confluenza del torrente Capraia con quello di Lavanzone. La parola Talla deriva da due nomi relativi a due epoche distinte. Talla, avendo origini etrusche, come si può vedere dai resti ritrovati a Pieve a Socana, deriverebbe da Tallualah, divinità etrusca. Mentre nel VI secolo d.c. i Longobardi occuparono queste zone e da qui, Talla prende il nome germanico Tall, che significa valle.
Il paese ha origini etrusche, infatti è stato ritrovato un sepolcreto che secondo il parere dell’archeologo Gamurrini risale al VI secolo a.c. Inoltre un altro reperto storico è la strada e il ponte di Annibale, situato un po’ sopra a Talla. Secondo la tradizione il famoso generale cartaginese passò da quelle parti con il suo esercito. Tuttavia le prima notizie certe su Talla risalgono al 1057 e 1126, quando attraverso dei documenti si passava la proprietà di Talla in mano a dei signori di Catenaia. Il primo borgo medioevale sorse a Catellaccia, dove sopra una rupe furono edificati un castello ed una chiesa, dove alcuni storici ritengono che nacque Guido Monaco, inventore delle note musicali. Il castello fu di proprietà dei Conti Ubertini di Chitignano, poi per un po’ di tempo dei Tarlati, e di nuovo passò agli Ubertini e infine nel 1384 Talla fu annessa alla podesteria di Castelfocognano. Del castello purtroppo non rimane molto, solo alcune torri costruite con le pietre lavorate che costituivano le mura.
All’interno del comune di Talla troviamo la Badia di Santa Trinità in Alpe. Situata a 952 slm, sulle pendici del Pratomagno in riva sinistra del fosso della Badia, fu fondata durante la reggenza di re Ottone I intorno all’anno 970. Ottone I operava per aumentare e rafforzare il potere monastico allo scopo di mitigare la prepotenza feudale. I fondatori furono due eremiti Pietro ed Eriprando, aprirono un hospitium in una posizione strategica, infatti l’abbazia sorgeva in una posizione che a quell’epoca, era un’importante centro di passaggio tra il Valdarno e il Casentino, passando per il castello di Pontenano. La Badia, abitata da monaci benedettini, divenne ben presto un monastero ricco e potente che ampliò i propri possedimenti allargando i propri confini verso il Valdarno Superiore, il Casentino ed Arezzo. Il periodo di decadenza risale invece intorno al 1300, quando i fiorentini distrussero il castello di Pontenano, la Badia perse il ruolo di importanza nell’essere un centro d’accoglienza per chi viaggiava dal Casentino al Valdarno o viceversa. Per questo motivo molti monaci se ne andarono, finché nel 1424 la Badia chiede aiuto al monastero di Vallombrosa che ancora fiorente ingloberà tutti i beni della Badia. In questo modo l’abbazia reggerà fino al 1708, anno in cui i monaci abbandono definitivamente il luogo. Attualmente non rimane granché della struttura, tranne un avanzo di chiesa a cui è addossata una casa colonica semidistrutta.
Si può raggiungere da Arezzo in direzione Capolona, prendiamo le indicazioni per Bicciano e si scende a Talla. Oppure venendo da Rassina, percorsi circa tre chilometri, si entra a Salutio e si prosegue avanti.
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