Il nome sembra derivi dalla presenza molto diffusa di boschi di Frassino. Le prime testimonianze scritte risalgono all’undicesimo secolo d.C.
Frassineta nasce come “CURTIS” intorno al X sec. d.C. La “CURTIS” era una struttura agraria diretta da un ricco signore (Valvassino), era cinta da mura dentro le quali si trovava la chiesa, la torre di avvistamento, la piazza e la sede del signore. Di questo periodo esistono ancora oggi, a testimonianza, delle pietre d’angolo con bugno centrale. Frassineta risulta dipendente dell’Abate di Prataglia, prima sotto la giurisdizione degli Ubertini vescovi di Arezzo, e poi dal 1269 dell’Eremo di Camaldoli.
Dal 1404 diventa parte della podesteria di Chiusi alle dipendenze di Firenze.
Dal 1992 fa parte del parco nazionale delle foreste Casentinesi; con i suoi 880 metri s.l.m., è uno dei villaggi più alti della valle Santa, valle che si estende tra i santuari della Verna e di Camaldoli. Come tutti i casolari e i centro montani, ha subito pesantemente lo spopolamento dei primi anni sessanta.
Le abitazioni sono state quasi tutte ristrutturate, ma sono abitate solamente nei mesi estivi. D’Inverno sono presenti solo poche persone.
Nel 2010, Angiolo Fani dedica un libro al paese, intitolato “FRASSINETA, vita e tradizioni di un piccolo borgo del Casentino”. Nel libro si descrive un anno solare di vita: lavoro, svaghi, tradizioni religiose e non,canti, giochi.
Lo stesso Angiolo ha esposto la propria collezione di strumenti della cultura materiale contadina in un museo chiamato “IL GRANAIO DÌ NARCISO”, in memoria di mio padre.
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